Penne, in piazza la protesta dei ragazzi esclusi da servizi del centro Paolo VI Appello alla Regione e alla Caritas per riavere la “riabilitazione in seminternato”
di Francesco Bellante
19 novembre 2017
PENNE. Trenta famiglie dei ragazzi che usufruiscono del servizio di seminternato alla Paolo VI, uniti all’associazione abbattiamo le barriere, e con il sostengo del movimeno Salviamo l’ospedale di Penne, hanno protestato ieri, dinanzi il centro riabilitativo Paolo VI e sfilato in corteo fino alla sede del palazzo comunale. Avvolti da sciarpe, con cappelli e giubbotti pesanti, anche i ragazzi in carrozzina hanno sfidato il freddo e protestato per poter continuare a usufruire dei servizi riabilitativi e di sostegno.
«A fine dicembre, mio figlio, i cui cui problemisono stati classificati come gravissimi, dovrà abbandonare la struttura dopo vent’anni e andare a Pescara», racconta Costantino Stella. La frustrazione tra i parenti dei ragazzi diversamente abili è davvero tanta perché li vedono privati di un servizio fondamentale per la qualità della vita. Molti di loro non fanno più miglioramenti, nonostante tutte le terapie, ma senza quel servizio la loro vita peggiorerebbe in maniera drammatica. In questione non è un fatto di chi non abbia dato i fondi, dove prenderli e come utilizzarli. I ragazzi guidati dai propri parenti hanno sfidato il freddo e chiesto di poter continuare le attività nel centro di riabilitazione pennese. A fine dicembre, il servizio di seminternato cesserà.
«A noi non interessa chi debba pagare il servizio, se Asl, Regione o altro. È doveroso che i ragazzi tornino alla normalità delle loro attività», dice Alessandro Olivieri, che frequenta il centro riabilitativo si da quanto era bambino, prima come seminternato, poi a livello ambulatoriale. La Regione Abruzzo, per voce dell’assessore al Sociale, Marinella Sclocco, assicura che la Regione non ha tolto fondi e che i cambiamenti alla Paolo VI sono da attribuire ai mutamenti intervenuti sulla riabilitazione sanitaria.
Al corteo di protesta hanno partecipato anche tanti cittadini, solidali con la battaglia dei ragazzi con gravi problemi di disabilità e delle loro famiglie. Presente alla protesta il consigliere di maggioranza Emidio Camplese e il pentastellato Luca Falconetti. «La mia presenza qui non ha una connotazione politica, è esclusivamente un segnale di vicinanza a questi giovani. Credo sia davvero sbagliato che nessun membro dell’amministrazione cittadina, a partire dal sindaco Mario Semproni, sia intervenuto alla manifestazione. Personalmente», sottolinea Camplese, «sto lavorando con il direttore dell’istituto Paolo VI, don Marco Pagniello, per capire cosa potrà essere fatto per questi ragazzi e trovare la migliore soluzione».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
19 novembre 2017
PENNE. Trenta famiglie dei ragazzi che usufruiscono del servizio di seminternato alla Paolo VI, uniti all’associazione abbattiamo le barriere, e con il sostengo del movimeno Salviamo l’ospedale di Penne, hanno protestato ieri, dinanzi il centro riabilitativo Paolo VI e sfilato in corteo fino alla sede del palazzo comunale. Avvolti da sciarpe, con cappelli e giubbotti pesanti, anche i ragazzi in carrozzina hanno sfidato il freddo e protestato per poter continuare a usufruire dei servizi riabilitativi e di sostegno.
«A fine dicembre, mio figlio, i cui cui problemisono stati classificati come gravissimi, dovrà abbandonare la struttura dopo vent’anni e andare a Pescara», racconta Costantino Stella. La frustrazione tra i parenti dei ragazzi diversamente abili è davvero tanta perché li vedono privati di un servizio fondamentale per la qualità della vita. Molti di loro non fanno più miglioramenti, nonostante tutte le terapie, ma senza quel servizio la loro vita peggiorerebbe in maniera drammatica. In questione non è un fatto di chi non abbia dato i fondi, dove prenderli e come utilizzarli. I ragazzi guidati dai propri parenti hanno sfidato il freddo e chiesto di poter continuare le attività nel centro di riabilitazione pennese. A fine dicembre, il servizio di seminternato cesserà.
«A noi non interessa chi debba pagare il servizio, se Asl, Regione o altro. È doveroso che i ragazzi tornino alla normalità delle loro attività», dice Alessandro Olivieri, che frequenta il centro riabilitativo si da quanto era bambino, prima come seminternato, poi a livello ambulatoriale. La Regione Abruzzo, per voce dell’assessore al Sociale, Marinella Sclocco, assicura che la Regione non ha tolto fondi e che i cambiamenti alla Paolo VI sono da attribuire ai mutamenti intervenuti sulla riabilitazione sanitaria.
Al corteo di protesta hanno partecipato anche tanti cittadini, solidali con la battaglia dei ragazzi con gravi problemi di disabilità e delle loro famiglie. Presente alla protesta il consigliere di maggioranza Emidio Camplese e il pentastellato Luca Falconetti. «La mia presenza qui non ha una connotazione politica, è esclusivamente un segnale di vicinanza a questi giovani. Credo sia davvero sbagliato che nessun membro dell’amministrazione cittadina, a partire dal sindaco Mario Semproni, sia intervenuto alla manifestazione. Personalmente», sottolinea Camplese, «sto lavorando con il direttore dell’istituto Paolo VI, don Marco Pagniello, per capire cosa potrà essere fatto per questi ragazzi e trovare la migliore soluzione».
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